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attività - sonora - testimonianze al progetto sonora - marco pedrazzini (icarus ensemble)

Marco Pedrazzini (Icarus Ensemble)


A nome mio e di tutto l’ensemble che rappresento, vengo a testimoniare il prezioso lavoro svolto in questi anni dal Progetto Sonora.
La prima volta che si è attivata una collaborazione è stato nel 2002, in occasione del nostro concerto presso il festival di Huddersfield. Lo scorso anno Huddersfield è stato premiato come miglior festival europeo e parte in questi giorni un progetto europeo finanziato per il 2011 e 2012 di cui è capofila e che ci vede partecipare insieme al Neue Ensemble di Amsterdam e al 10/10 di Liverpool.
In seguito Sonora ci ha aiutato in altre circostanze di rilievo internazionale come il progetto realizzato a Stoccarda e Zagabria insieme ai Neuevocalsoslisten, ad Ars Musica di Bruxelles per finire con la prima produzione del nostro ensemble giovanile che Sonora ha patrocinato, a San Francisco e a Santa Severina.
Non spenderò parole e retorica in ovvi ringraziamenti; quello che mi preme far notare è il ruolo fondamentale nel panorama internazionale, che il progetto ha rivestito.
Il livello degli ensemble italiano è assolutamente concorrenziale sul piano della qualità esecutiva con quello di ensemble europei blasonati, non lo è invece su quello dei costi. Cerco di esemplificare in poche parole: se un ensemble europeo per un concerto dovesse costare 18mila euro, 12mila di questi, sotto forme diverse (viaggi, contribuzioni, sovvenzioni) vengono dallo stato d’origine. In pratica il festival ospitante deve pagare la cifra reale di 6mila euro. Se un ensemble italiano dovesse chiedere 9mila euro, cioè l’esatta metà della cifra, in questo momento costerebbe al festival 9mila euro, cioè l’ammontare totale dei costi previsti (l’esatto 50% in più del concorrente europeo).
Il paradosso di vivere in un Paese famoso per la bellezza artistica, l’investimento sul patrimonio culturale ma in cui lo spettacolo dal vivo, quando non si manifesta sotto l’enfatica forma di produzioni popolari di grandi dimensioni, viene così maldestramente bistrattato, produce un arretramento reale delle forze musicali (e non solo) in campo. Non è un caso che la maggior parte dei giovani compositori emergenti vivano in altri Paesi (anche nel nostro piccolo esiste la fuga dei cervelli).
Purtroppo la mancanza di leggi sullo spettacolo che in qualche maniera favoriscano l’inserimento degli esecutori italiani sul mercato internazionale, anche quando c’è l’attiva volontà dei festival di ospitarli, provoca un impoverimento culturale del Paese che forse non sarà percepibile al momento, ma che le generazioni future vivranno in maniera sensibile. Invito a leggere le modalità di finanziamento dei vicini stati europei, con alcuni dei quali abbiamo anche collaborato facendo la parte dei parenti poverissimi (vedi Croazia): alla presentazione del nostro primo progetto europeo, alla riunione di Parigi con l’Itineraire (Parigi), Musique Nouvelle di Mons, Neuevocalsolisten di Stoccarda e Plural di Madrid eravamo l’unico ensemble a non avere accesso a nessuna forma di finanziamento pubblico per la diffusione della cultura nazionale.
Un grazie quindi al lavoro svolto da Sonora in questi anni che ha permesso, seppur nelle difficoltà oggettive in cui si è trovata ad operare, di portare per lo meno il sollievo per la parte riguardante le spese di viaggio e alloggio.
Spero che simili iniziative non abbiano a patire ma siano anzi fortemente incentivate.

Marco Pedrazzini (Icarus Ensemble)
Reggio Emilia 11 febbraio 2011