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Filippo Del Corno


Anche se le idee possono viaggiare in forma sempre più immateriale, soprattutto grazie alle nuove tecnologie, è solo grazie agli incontri reali e concreti tra le persone che a queste idee danno corpo che si possono sviluppare nuove idee, far nascere nuove occasioni di confronto e di dialogo, sviluppare nuovi progetti. È per questo che è importante per i compositori viaggiare, conoscersi, incontrarsi, misurare le proprie idee nel confronto con musicisti e pubblici di luoghi lontani: è sempre stato così, anche in epoche lontane, visto che tanto hanno viaggiato sia Dufay che Mozart, sia Verdi che Stravinskij.
E tanto hanno potuto viaggiare autori e musicisti italiani negli ultimi dieci anni grazie all'impegno e al lavoro del progetto SONORA, portando così per tutto il pianeta il segno del grande fermento creativo che attraversa il nostro Paese.
Se nei principali concorsi di composizione internazionali, nei teatri e nei festival di tutto il mondo la musica italiana contemporanea gioca un ruolo sempre più protagonista, questo lo si deve anche allo strenuo lavoro di diffusione che un progetto come SONORA ha saputo assicurare agli autori del nostro Paese. Non si considera mai abbastanza come la diffusione della creatività artistica italiana declinata al contemporaneo (musicale, teatrale, letteraria, ecc.) generi un'enorme quantità di ricadute virtuose non solo per l'immagine del Paese stesso, ma anche per la sua economia reale, strettamente interconnessa con lo sviluppo di tutto ciò che riguarda la produzione e diffusione di cultura e conoscenza.
Oggi di fronte alla crisi finanziaria ed economica che aggredisce una parte consistente del mondo occidentale, la maggior parte dei Paesi hanno risposto con massicci investimenti nel mondo della cultura e dell'istruzione: ancora una volta l'Italia invece ha scelto la strada miope del taglio indiscriminato, che colpisce al cuore sia le organizzazioni elefantiache e improduttive che quelle agili ed efficienti. Il colpo inferto a SONORA è particolarmente grave, perché riduce a zero un efficace strumento di diplomazia culturale e segna un punto di non ritorno nella mortificazione della produzione artistica contemporanea, di cui invece un Paese come il nostro dovrebbe andare particolarmente fiero, facendone una risorsa strategica del proprio sviluppo sociale ed economico.

Filippo Del Corno
Milano 16 febbraio 2011