Youtube Twitter Facebook
english stampa segnala segnala Skype
profili - opere

Opere

Michelangelo Lupone
Corda di metallo
(1997)
per Quartetto d'archi amplificato e Nastro magnetico

Corda di metallo rappresenta il risultato di una duplice ricerca: musicale, per le tecniche ed il linguaggio espressivo, scientifica, per la conoscenza del comportamento fisico degli strumenti ad arco. Prima di scrivere la partitura infatti, ho lavorato con lo staff scientifico del CRM di Roma implementando nel computer il modello virtuale di uno strumento ad arco ossia un sistema di calcolo che simula numericamente i comportamenti fisici delle corde e dell�'archetto. Attraverso il modello virtuale ho potuto a lungo sperimentare alcuni modi particolari di eccitazione e risonanza delle corde e molte impostazioni inusuali dell�'archetto. Da questo lavoro preliminare sono scaturite nuove soluzioni tecniche per l�'esecuzione che ho applicato agli strumenti reali con l�'aiuto dei musicisti del Kronos quartet. La ricerca mi ha permesso di ampliare le capacità sonore degli strumenti ad arco ma soprattutto mi ha consentito di raggiungere gli obbiettivi espressivi che mi ero preposto.

Il titolo Corda di metallo nasce dalle particolari sfumature di timbro ottenute con le nuove tecniche di esecuzione. Il suono del quartetto d�'archi è stato trasformato profondamente attraverso l�'uso di posizioni, di velocità e di pressioni diverse dell�'archetto. L�'opera è stata concepita come un viaggio nel tessuto dei suoni e la forma che ne risulta appare disegnata dalla esplorazione progressiva del timbro. Le fibre armoniche più flebili che caratterizzano l�'inizio si espandono lentamente e creano un corpo sonoro sempre più ricco e articolato che raggiunge, con l�'intensificarsi delle sovrapposizioni ritmiche e dei diversi modi di eccitazione delle corde, uno stato di turbolenza, di espansione del tessuto armonico in ogni direzione. La tensione espressiva raggiunta ­con questa condizione limite per il suono degli strumenti, si protrae fino alla saturazione, alla perdita di direzionalità, alla implosione dei parametri percettivi. Ho voluto esplorare oltre questo limite e ho lasciato che il flusso dei suoni si interrompesse improvvisamente svelando tutta la ricchezza delle risonanze, di ciò che scomparendo fa eco al fenomeno; una quiete ancora densa di avvenimenti, di emergenze sonore che si imitano, di parziali attenuazioni e silenzi che ho lentamente lasciato evolvere fino a condizionarne il flusso verso la completa fusione di tutti i timbri e la sovrapposizione sincrona di tutti i ritmi.