"Un artista che smette di interrogarsi sulla sua arte, che perde lo sprone a ricercare, che in primis non è il peggior critico di se stesso, non ha molto da offrire al pubblico..."

Raccolta Firme

Petizione per richiedere la revoca della norma di cui al decreto legge 64/2010 che vieta all'artista impegnato in una Fondazione Lirico Sinfoniche di partecipare a programmi solistici e di musica da camera, o di essere presente con la propria professionalità in attività formative e conoscitive, seppur dotato dei necessari permessi autorizzativi. In ciò costituendo un precedente senza pari nel campo delle libertà di espressione e un mortificante esempio di coercizione del ruolo complesso e articolato del musicista rispetto alla continua evoluzione del suo talento e del suo rapporto con la società.

Appello

Alla cortese attenzione di

Sen. Mario Monti
Presidente del Consiglio dei Ministri
Prof. Lorenzo Ornaghi
Ministro per i Beni e le Attività Culturali
Prof.ssa Elsa Maria Fornero
Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali

On. li Ministri,

siamo gli artisti delle quattordici Fondazioni Lirico Sinfoniche e Vi chiediamo gentilmente la Vostra attenzione.

PASSIONE: è di questo che al giorno d'oggi la maggior parte delle persone pensano viva un musicista, un attore, uno scultore... insomma un'artista. Il grande direttore d'Orchestra Sergiu Celibidache sosteneva invece che per vivere, un musicista si doveva sottoporre ad un "omicidio culturale", ovvero il continuo affrontare e ripetere opere e concerti per tutta una carriera vissuta in orchestra. Noi per vivere abbiamo scelto un lavoro del quale ci sentiamo onorati, ma che comporta impegno e responsabilità. Ognuno di noi deve studiare ed allenarsi quotidianamente per affrontare la produzione del teatro. Un professore d'Orchestra ad esempio si sottopone ad un assiduo studio e ricerca individuale, eseguire la musica da camera ed i concerti solistici, affronta i repertori antichi, moderni e contemporanei, e appena può, si confronta con platee diverse da quelle in cui si reca quotidianamente per lavoro; non per ultimo infine, si interroga, si raffina e prepara per formare responsabilmente nuovi musicisti, cercando di trasferire loro emozioni, esperienze e competenze che negli anni ha maturato. Possono comprenderci bene i docenti universitari o i medici che lavorano negli ospedali pubblici: godono infatti di una giusta libertà "organizzata" ove svolgere attività professionali, di ricerca e di formazione. Un artista che smette di interrogarsi sulla sua arte, che perde lo sprone a ricercare, che in primis non è il peggior critico di se stesso, non ha molto da offrire al pubblico se non una sterile versione industriale tutt'altro che foriera del proprio punto di vista. E il pubblico se ne accorge, ovviamente.

Da quando il noto decreto legge 64/2010 è stato convertito in legge, hanno cominciato a pendere sul nostro capo una serie di vincoli; quello che però risulta più subdolamente lesivo per un'artista è: "Nelle more della sottoscrizione del contratto collettivo nazionale di lavoro, sono vietate tutte le prestazioni di lavoro autonomo rese da tale personale, a decorrere dal 1° gennaio 2012". Perché per motivare questa costrizione si adduce la scusante del perseguire un obiettivo di risanamento del settore? Perché gli stessi artisti vengono additati come parte in causa dell'attuale situazione? Perché se non se non si giunge ad un accordo sul contratto nazionale si perde il diritto di fare gli artisti nel proprio tempo libero? Oggi si revocano i permessi artistici... e domani?

Molti esperti ed Economisti della Cultura da anni studiano le Fondazioni Lirico Sinfoniche di Diritto Privato: hanno individuato che le ragioni dell'attuale situazione non sono insite nella libertà di un musicista di poter fare una personale (limitata) attività artistica esterna alla propria fondazione. L'Avvocato Alberto Maria De Giosa ad esempio, in uno studio intitolato "Costruzione di un nuovo modello di dotazione organica del personale dipendente dei teatri d'opera nel sistema italiano ed analisi giuslavorista della possibile cessazione del lavoro dipendente" effettuato per l'Osservatorio dello Spettacolo del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, evidenzia che le cause dell'attuale (grave) situazione delle Fondazioni Lirico Sinfoniche siano "una certa inadeguatezza dell'attuale governance delle Fondazioni ad affrontare la crisi economica/gestionale degli enti lirici da loro rappresentati" e "la tendenza decrescente del sussidio pubblico". Valerio Tuccini, Economista della cultura, sintetizzando la complicata situazione antecedente il varo del decreto legge 64/2010 scriveva sulla rivista "Economia della Cultura": "I tagli sistematici ai contributi statali, in assenza di un corrispondente disegno di riorganizzazione e riforma del sistema, hanno avuto come effetto principale l'ampliamento dei disavanzi gestionali fino alle soglie della bancarotta, mentre poco o nulla è avvenuto sul fronte dell'efficenza e della sostenibilità «strutturale» della gestione degli enti". Ma questi punti di vista è meglio nasconderli sotto il tappeto; è più facile e mediaticamente più sensazionale puntare il dito contro il costo della materia prima delle Fondazioni Lirico Sinfoniche, gli Artisti.

Ora, nel ringraziarVi per l'attenzione che ci avete fin qui dedicato, Vi preghiamo di intervenire revocando il comma 1 dell’Art. 3 della Legge n. 100 del 29 giugno 2010, che non solo ci limita come artisti ma lede la nostra libertà come lavoratori, subdolamente obbligati a dover sottoscrivere qualsiasi proposta di rinnovo contrattuale.


il Lavoro
e l'Arte

*Campi obbligatori.

I lavoratori del mondo della musica devono compilare il campo Ente!

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