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Teatri aperti - Maratona no stop contro tagli al FUS

05 marzo 2011

Maratona no stop di spettacoli teatrali, va in scena la protesta

ore 18 - Teatro Regio di Torino

Teatro aperto per musica

è il titolo del concerto straordinario che il Teatro Regio di Torino ha organizzato per il 5 marzo alle 18 "per condividere, con l'amatissimo pubblico, la volontà di rimanere aperti nel momento in cui il Governo, tramite i pesantissimi tagli al Fondo Unico per lo Spettacolo e il mancato reintegro delle risorse nel Decreto "Milleproroghe", sta determinando di fatto la chiusura delle Fondazioni Liriche. Siamo certi che ancora una volta il pubblico sarà vicino al suo Teatro continuando a testimoniare con la propria presenza, così come dimostra con il "tutto esaurito" a ogni spettacolo, la passione per la musica e l'opera, un vero e proprio Bene Culturale che va salvaguardato come i dipinti di Leonardo o il Colosseo, una parte imprescindibile del patrimonio italiano reso costantemente vivo dai lavoratori che ogni volta lo portano in scena.Il celebre neuropsichiatra Giovanni Bollea, elencando le sette regole per educare i bambini dichiarava: «va incoraggiata la cultura artistica abituandoli al bello. Teatro, musica, arti visive creano il desiderio di migliorare. I soldi spesi per la cultura sono quelli che rendono di più»". Il concerto, ad ingresso gratuito (il teatro aprirà alle 17,15), vedrà il direttore musicale del teatro, Gianandrea Noseda, alla guida di Orchestra e Coro del Regio, in programma pagine sinofniche e corali di Verdi, dai Vespri Siciliani,Macbeth, Traviata, Forza del destino, Ernani, e si concluderà con "Va' pensiero" dal Nabucco.

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Tagli alla cultura. Teatri aperti a oltranza il 5 marzo. Gli organizzatori: "Spiegheremo alla gente le ragioni della mobilitazione"

Il mondo della cultura rompe gli indugi. E lancia la mobilitazione contro i tagli al Fondo unico per lo spettacolo imposti dalla Legge di Stabilità. Sabato 5 marzo, teatri aperti tutto il giorno. Spettacoli improvvisati, happening, punti informativi all’ingresso. L’obiettivo dei promotori dell’iniziativa (Federculture, Agis e Fai) è quello di spiegare all’opinione pubblica le ragioni della protesta: «Bisogna coinvolgere i cittadini e far capire loro che stiamo combattendo una battaglia di civiltà», spiegano gli organizzatori. Perché la cultura, sostengono, fa anche mangiare, «al contrario di quello che sostiene il ministro Tremonti: la riduzione dei fondi mette a rischio migliaia di lavoratori». L’evento era stato annunciato a inizio gennaio dal direttore del Piccolo Teatro, Sergio Escobar: «Spiegheremo alla gente cosa sta succedendo nel nostro Paese», aveva detto il numero uno dell’ente di largo Greppi, che rischia di perdere un milione di euro (da 3,168 a 2,059) in contributi pubblici rispetto al 2010. Stesso discorso vale per gli altri operatori del settore: con la decurtazione da 404 a 258 milioni in un anno, tutti potrebbero ritrovarsi con il 35 per cento in meno di fondi ministeriali.

«Auspichiamo la più ampia partecipazione possibile perché è il momento di stare uniti», dice Fiorenzo Grassi, presidente dell’Agis Lombardia e responsabile dell’Elfo Puccini (da 1,020 milioni a 663 mila euro). In campo anche il Carcano, che era stato il primo a lanciare l’allarme: «Così non si può andare avanti - l’altolà di Riccardo Pastorello, direttore di produzione dello spazio culturale di corso di Porta Romana -. Così rischiamo di chiudere a fine stagione». Del resto, la Compagnia del teatro, impegnata al Pergola di Firenze con «La bottega del caffè» di Carlo Goldoni, sta già portando avanti in questi giorni una singolare azione di sensibilizzazione del pubblico: alla fine del primo atto, l’attrice e direttrice artistica Marina Bonfigli avverte gli spettatori in sala che «con i tagli al Fus lo show dovrebbe interrompersi adesso», poi li invita a firmare una petizione per chiedere al ministro Sandro Bondi il reintegro del Fondo unico per lo spettacolo (raccolte quasi ottocento adesioni in quattro serate). Il 5 marzo, c’è da scommetterci, sarà in prima linea anche il Franco Parenti. Così anche il teatro Out Off (172.554 euro incassati nel 2010): «Dare soldi alla cultura - chiosa il fondatore Mino Bertoldo - è un investimento, non una spesa».

Tutti uniti nella protesta, insomma. Poi, però, «bisognerà anche pensare al futuro: non si può continuare a ragionare sempre in termini emergenziali». Stabili privati, imprese di produzione, teatri d’innovazione. Ci saranno proprio tutti. E la Scala? «Se ci sarà una manifestazione del genere - avevano fatto sapere un mese fa da via Filodrammatici - anche noi diremo la nostra». Con il Piermarini a fare da apripista, la giornata acquisterebbe un’eco nazionale: finora non c’è nulla di ufficiale, ma gli organizzatori dell’evento si attendono nei prossimi giorni anche il sì del sovrintendente Stéphane Lissner.

di Nicola Palma (Il Giorno, 14 febbraio 2011)