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Projects

Progetti vari

Ars Ludi

TETRALOGIA del SOGNO e del DOLORE

Viaggio ed estinzione nel cinema di Werner Herzog
attraverso la musica di Florian Fricke e dei Popol Vuh

una produzione originale di ATERFORUM e ARS LUDI
un progetto di Gianluca Ruggeri
Mario Arcari oboe e sassofoni
Lutte Berg chitarre
Danilo Cherni tastiere e pianoforte
Antonio Caggiano tastiere e percussioni
Rodolfo Rossi tastiere e percussioni
Gianluca Ruggeri tastiere e percussioni
Ready Made ensemble voci

Laura Polimeno, Paola Ronchetti, Ilaria Severo soprani
Gabriella Aiello, Miriam Gentile, Marta Zanazzi contralti
Renato Moro, Raimundo Martinez Pereira, Fabrizio Scipioni tenori
Alfonso Baruque, Luca Bernabé, David Ravignani bassi
Piero Schiavoni regia del suono
Gianfranco Lucchino regia luci
Pietro Pompei & Daniel Marini video programming
Petrolio Factory Entertainment video service

Con la supervisione di Johannes Fricke

 

TAMBURI LONTANI

percussion parade per vie e per piazze
con musiche di J.Tenney, W.Russell, S.Reich, A.Curran e altri
un progetto originale di Gianluca Ruggeri

Musica dovunque, per i vicoli, nelle piazze, nelle abitazioni, riempendo con percussioni, oggetti sonori, marchingegni di fantasia, tutto lo spazio agibile che possa raccogliere un pubblico.
Performers in movimento oppure installati, ritmo, drammaturgia sonora. Un intero villaggio animato da un manipolo di scriteriati produttori di suono

Percussionisti: Andrea Biondi, Antonio Caggiano, Rodolfo Rossi, Gianluca Ruggeri, Stefano Sanzò, Enrico Venturini, Emiliano Barnia,
Valerio Borgianelli, Luca Bruno, Luca Congedo, Laura Inserra, Pietro Pompei, Paolo Rovella
 


ORAZI E CURIAZI
agone scenico di Giorgio Battistelli
per due percussionisti (1996)
interpreti: Antonio Caggiano e Gianluca Ruggeri percussioni e voci

Il brano narra di uno dei più affascinanti miti della storia dell'antica Roma.
Un mito che ha enormemente influenzato l'immaginazione dell'Italia; il duello fra gli Orazi ( una delle famiglie romane che guidava Roma , allora poco più di un villaggio, nei giorni successivi alla fondazione e campioni della città); e i Curiazi ( Campioni della vicina città rivale Albalonga ).
Usando suoni concreti e metafisici, i loro corpi e le loro voci, il timbro ed il ritmo delle percussioni, i due interpreti creano una drammaturgia situata nel fantastico. La prima mondiale di “ Orazi e Curiazi" ha avuto luogo a Pechino nell' ottobre del 1996 eseguita da A. Caggiano e G. Ruggeri

 

APHRODITE
monodramma di costumi antichi
per voce recitante, arpa, flauti e 3 percussionisti
musica di Giorgio Battistelli
testo di Pierre Louÿs (1987)
scrittura vocale di Dorothea Gädeke

interpreti:
Dorothea Gädeke voce
Patrizia Radici arpa
Giovanni Trovalusci flauti
Antonio Caggiano, Rodolfo Rossi, Gianluca Ruggeri marimbe e percussioni
Giorgio Battistelli direzione

La mia prima lettura del romanzo “Aphrodite” di Pierre Louÿs, risale al 1968.
Ricordo che non appena terminai di leggere l’ultima pagina, decisi che, prima o poi, di quel romanzetto d’appendice ne avrei immaginato una partitura di suoni con una forma irregolare e, per alcuni aspetti, perversa.
Dalle pagine ingiallite del libro emergevano delicati colori pastello che ornavano il viso ed il corpo immaginario della bella Criside.
Un corpo profumato con essenze molto forti e seducenti, profumi molto simili a quelli di cui erano impregnate le figurine che ritraevano bellissime ragazze, figurine che venivano date in omaggio dai vecchi barbieri agli adolescenti di una volta.
Un piccolo rito di iniziazione che oggi appare quanto mai desueto.
Come è antico il desiderio che vive nel giocare col tempo, rinviare di possedere il corpo desiderato è un’arte preziosa che posseggono solo i maestri dell’erotismo e della passione.
La ritmica cortigiana è stata posseduta da migliaia di giovani ascoltatori che sono sempre pronti a seguirla sperando di ritrovare il “divino ritmo” da cui siamo nati.
L’ascolto della mia opera “Aphrodite” deve spingersi verso un attraversamento del Kitsch e dell’apparente semplicità suggerita dall’eco psicofonica di un’orchestra che suonò nel lontano 1905 all’Opera Comique di Parigi.
In questa partitura traspare la consapevolezza di essere stati sedotti ed il desiderio di riedificare il Gran Tempio al suono delle magiche percussioni e consacrare, con entusiasmo ai santuari della vera fede, i nostri cuori sempre attratti dal corpo della voce dell’immortale Aphrodite. Giorgio Battistelli

Pubblicato nel 1896 ed accolto molto positivamente dal pubblico francese, il romanzo Aphrodite di Pierre Louÿs si svolge nell’Alessandria ellenistica dei Tolomei. Vi si narra del tempestoso amore fra lo scultore Demetrio e Criside, bellissima cortigiana che per compiacere l’amante appare nuda sul faro della città, mostrandosi come l’incarnazione della dea Afrodite e per questo condannata a morire. Ella muore offrendo il proprio corpo allo scultore, affinché su di esso modelli una statua immortale. La vicenda servì a Louÿs per ribadire il concetto “parnassiano” secondo il quale la bellezza rappresenta la sola speranza (o illusione) di salvezza per l’uomo. Chiara dunque la polemica contro la morale del tempo, contro la sua radice cristiana ed ebraica , in favore della libertà dell’eros inteso quale stato “naturale” dell’umanità, rivendicata espressamente nella prefazione al romanzo: “Io, per conto mio, scrissi questo libro con la semplicità che un Ateniese avrebbe messo nella relazione delle stesse avventure: mi auguro che lo si legga con lo stesso spirito”.
Forse oggi questa radicalità può apparire datata, e una rivolta tutta affidata al gesto individuale ed estetizzante, suggerire il senso di un’atmosfera difficilmente condivisibile. Tuttavia la provocatoria richiesta di “una completa licenza ragionata del cuore, della mente e dell’istinto” (Lucini) di questa Venus victrix - che tanto suggestionò D’Annunzio - ne fa una figura tutt’altro che priva di fascino.
Nel mettere in musica la vicenda, Battistelli ripensa da contemporaneo la figura di Criside, purificandola dei tratti maggiormente legati agli umori tardo-ottocenteschi.
Non più victrix ma creatura che si offre liberamente al desiderio, ella ricerca una libertà meno conclamata e maggiormente interiorizzata. “Nel flusso musicale - scrive Giovanni Riccioli - ora tremolante, ora vibrante, ora incalzante, nelle intermittenze e negli “staccati”, in cui pudore ed audacia si danno il cambio, si intrecciano e si sovrappongono, la Chrisis di Battistelli perde la sua essenza notturna e lunare, le sue crudeli richieste e diviene liquido, sensuale invito”. L’idolo pagano e crudele tratteggiato da Louÿs, nel gioco dei rimandi strumentali fra arpa, marimbe e flauti, si trasforma e trascolora in pura voce..............E d’altra parte proprio alla voce, metafora della pulsione e supporto del desiderio, spetta il compito di rilanciare l’encore: la domanda d’amore che si ripete incessantemente (Lacan). Come a una “scrittura vocale” al femminile quello di collegare all’ordine simbolico del linguaggio quello semiotico del grido, del sussurro e del pianto; elementi in grado di attivare processi pulsionali rimossi, ricostituendo, almeno immaginariamente e nel momento della performance, l’oggetto perduto del desiderio. Giorgio Rimondi



NEL TEMPO
il senso di una dimensione nella nuova musica

il tempo come ritmo nello spazio
James Tenney - Three pieces for drum quartet

il tempo come misura
Karlheinz Stockhausen - Tierkreis

il tempo fuori dal tempo, il mito
Giorgio Battistelli - Orazi e Curiazi

il tempo interiore o... della percezione del tempo
Steve Reich - Drumming (part one)

 

DE MUSICA

Steve Reich (1936) MUSIC FOR MALLET INSTRUMENTS, VOICES, AND ORGAN (1973) (16’.47”)
per 4 marimbe, 2 glockenspiel, metallofono, organo elettr. e 2 voci femminili

Tonino Battista ONLY DOUBT HUSHES THE SOUND (15’ c/ca)
per 6 percussionisti e voce

Morton Feldman (1926 - 1987) FOR STEFAN WOLPE (1986) (30’)
per due vibrafoni e coro misto

Louis Andriessen (1939) INANNA’S DESCENT (2000)(c/ca 15’)
per voce, oboe, violino e percussioni

percussioni: Andrea Biondi, Antonio Caggiano, Rodolfo Rossi, Gianluca Ruggeri, Stefano Sanzò, Massimo Tata, Enrico Venturini

con la partecipazione di:
Cristina Zavalloni soprano

Laura Inserra, Laura Polimeno voci
Oscar Pizzo tastiere
Monica Germino violino
Mario Arcari oboe
Giampio Mastrangelo ottavino
Coro MRF


DRUMMING
di Steve Reich
for eight small tuned drums, three marimbas, three glockenspiel, female voices, whistling and piccolo

percussioni: Antonio Caggiano, Rodolfo Rossi, Gianluca Ruggeri, Stefano Sanzò, Andrea Biondi, Valerio Borgianelli, Vittorino Naso, Maurizio Rizzuto, Enrico Venturini

Annalisa Spadolini ottavino
Laura Inserra, Laura Polimeno, voci
Paolo Rovella fischio
Piero Schiavoni regia del suono
Gianfranco Lucchino regia luci

Drumming non necessita di presentazioni particolari poiché dal 1971 ad oggi questo brano è stato eseguito, con enorme successo, in innumerevoli parti del mondo.
Molti sono stati gli ensemble d percussionisti che si sono cimentati nell'arduo lavoro che la sua interpretazione comporta.
Si potrebbe dire che quasi un'intera generazione di "drummers", nel senso più ampio del termine, ha dovuto e voluto attraversare questo territorio psicofisico oltreché musicale.
Per il laboratorio di percussioni Ars Ludi, il processo è stato forse inverso poiché il gruppo si è cementato ed ha preso una sua fisionomia tecnica ed artistica proprio a partire da questo brano, nel 1988.
Lo scopo era allora, come oggi, non di "metter su" un programma di concerto per percussioni, ma quello di cercare, attraverso un completo smontaggio del pezzo, una metodologia di training psico-ritmico che aumentasse il controllo strumentale, facendo, allo stesso tempo, acquisire una tensione sinergica, che si volgesse, praticando un tipo di concentrazione insolita per l'esperienza musicale della tradizione occidentale, all'annullamento del singolo, di ogni idea solistica.
Un lavoro duro per un brano che richiede un minimo di 12/13 esecutori.
Abbiamo visto, nell'opera di Steve Reich, un ponte gettato tra semplicità e complessità dove il materiale di costruzione viene svolto in processi sintattici che sollecitano un'attenzione acustica non tradizionale dove ciascun interprete potrà muoversi su di un sottile , ma forte, equilibrio tra annullamento e sinergia.
Percorrere questo ponte può contribuire, a nostro modesto avviso, ad offrire una diversa dimensione interpretativa a tanti performers dei nostri giorni.


MADE IN USA

Steve Reich - Drumming (part one)
James Tenney - Three pieces for drum quartet
Alvin Curran - Theme Park x 4
Lou Harrison - The song of Quetzalcoatl
Richard Trythall - Bolero

percussioni: Antonio Caggiano, Rodolfo Rossi, Gianluca Ruggeri, Stefano Sanzò
 


MITO E RITMO
piccole drammaturgie sonore per percussionisti-attori

Tonino Battista - Body & Sound
per 3 performer e L.E.
Giorgio Battistelli - Orazi e Curiazi
per 2 performer
Giacinto Scelsi - Riti: i funerali di Achille
per 4 percussionisti
Giorgio Battistelli - Psycopompos
per 6 performer
Tonino Battista - Time maketh our Listening more certain
per 6 performer

La nuova musica italiana ha visto , negli ultimi anni, un’intensa ripresa e recupero del senso drammaturgico della scrittura compositiva.
Dopo un’epoca segnata dallo strutturalismo e dall’astrattismo nordeuropeo sono emersi autori che hanno intuito che l’evoluzione del pensiero creativo in musica non possa prescindere da un’idea di narrazione o di evocazione poetica.
In questo ambito, nel panorama italiano, risaltano le figure di Giorgio Battistelli e di Tonino Battista e di un antesignano dell’evocatività sonora quale è stato Giacinto Scelsi.
Questo sviluppo estetico ha visto protagonisti oltre agli autori, una larga fascia di interpreti che ha intrapreso con impegno e ricerca quel percorso di lavoro interdisciplinare che era cominciato tra gli anni ‘60 e ‘70 negli Stati Uniti giungendo poi in Europa dove ha subito un brusco arresto parallelamente alla caduta dei modelli ideologici socio-culturali.
Negli ultimi anni nel mondo della “nuova musica”, alcuni ensemble hanno maturato una cognizione tecnica ed una consapevolezza dell’essere sonoro che ha visto una nuova considerazione dell’azione strumentistica e, come è il caso dell’ensemble Ars Ludi, più specificatamente percussionistica soprattutto quando ci si è trovati ad affrontare partiture “teatrali”
Se per “teatrali” intendiamo opere in cui sia necessario superare i limiti tecnico-psicologici dello strumentista tradizionale dove ci si venga a trovare aldilà della consueta dinamica scrittura-esecuzione per inoltrarsi in linguaggi espressivi tra i più disparati. Una zona in cui il proprio “mestiere” vada continuamente messo in discussione e venga ampliato verso la dimensione del metamusicale.
Un ambito, questo, che racchiude la mimica, la recitazione, la gestualità, il canto, l’uso di materiali concreti, etnici e linguistici, le installazioni, il macchinismo, e soprattutto la tecnologia elettroacustica e l’improvvisazione “non improvvisata”.
Il raggiungimento quindi, di un’elaborazione interpretativa di materiali musicali e non che consenta la realizzazione di un sistema di intercodice basato sul superamento della scrittura notale e del determinismo strutturale.
Per far ciò l’ensemble Ars Ludi ha affrontato opere diverse ma che offrissero, ciascuna, uno spazio d’elaborazione stimolante al fine di una realizzazione che fosse allo stesso tempo sonora e drammaturgica come anche poetica e visiva.

Tonino Battista
Time maketh our Listening more certain (2000) Il tempo rende il nostro ascolto più sicuro
(and giveth it more Desire) (e ne acuisce il desiderio)
per 3 percussionisti e ensemble d i percussioni
Il titolo, e i sottotitoli, (sempre difficile per me questa scelta), citano alcuni versi da “The Earth Gods” di Kahlil Gibran. In questo poemetto gli déi protagonisti sono l’anello di congiunzione tra il cielo e la terra, sospesi tra umanità e divinità, tra finito e infinito. Essi sono tre: uno nostalgico del Nulla-Assoluto, un altro entusiasta di essere Titano tra gli uomini, e il terzo, che gli altri non ascoltano perché compresi nel loro ragionare, contempla l’amore (rappresentato dall’incontro tra una danzatrice e un cantante). E l’amore, fragile e fortissimo, coincidenza degli opposti, è destinato a prevalere su tutto.
Il brano non è la rappresentazione del poemetto, né questo ne è in alcun modo il programma. Ci sono delle coincidenze, è vero: i percussionisti (solisti) sono 3 e in luogo della danza ci sono degli strumenti.
Ma sicuramente, per quanto mi riguarda, qui siamo lontani da speculazioni metafisiche; non abbiamo déi, solo bravissimi interpreti; e l’amore è una parola troppo grossa della quale non posso dire. Inoltre sono ancora schiavo del dubbio da non potere evitare che il suono si spenga. Ma se l’amore è al di là del nostro ragionare, allora io aspetto che il tempo renda il mio ascolto più sicuro e ne acuisca il desiderio.

Body & Sound (1991) per 3 performer e L.E.
Emettere suoni con il proprio corpo, ossia: la necessità primordiale di fare musica.
Certamente un’idea di copyright planetario, ma in accordo con chi diceva che un brano di musica non cambia il mondo, anche l’autore nelle fattispecie non si è preoccupato poi di essere così tanto originale, almeno nelle premesse.
Non è necessario che i tre esecutori, dato lo strumento, siano dei percussionisti quanto dei musicisti d’animo (ogni compositore lo spera!), curiosi di esplorare il proprio corpo come uno strumento musicale. Il nostro autore, inoltre, si riserva di amplificare le potenzialità corporee con dei piccoli espedienti tecnologici (suoni estranei campionati e attivati da sensori applicati in alcune zone dei corpi dei musicisti. I sensori, percossi, inviano un segnale ad un computer. Tale dato corrisponde, di volta in volta, ad un diverso suono registrato in memoria).
Il tutto è inteso con lo spirito di chi intraprende un gioco, sicuramente impegnativo, in cui cerca anche il divertimento: se lo trova, il gioco è riuscito, almeno in parte.

Giorgio Battistelli
Orazi e Curiazi per due percussionisti (1996)
Questa partitura si sviluppa su l'idea di una narrazione, con suoni concreti e metafisici, di uno dei più affascinanti miti della storia dell'antica Roma.
Una delle storie che piu' hanno arricchito il nostro immaginario: il duello fra gli Orazi (una delle famiglie romane che guidava Roma , allora poco più di un villaggio, nei giorni successivi alla fondazione e campioni della città); e i Curiazi (Campioni della vicina città rivale Albalonga).
È il duello dove il corpo e la voce dei due interpreti, il timbro ed il ritmo delle percussioni divengono elementi di una drammaturgia fantastica.
La prima mondiale di " Orazi e Curiazi" ha avuto luogo a Bej-Jing nell' ottobre del 1996 eseguita da A. Caggiano e G. Ruggeri.

Giorgio Battistelli
Psychopompos per sei percussionisti (1988)
La figura mitica di “Psychopompos” è legata al regno dei morti.
Lo Psychopompos è colui che accompagna le anime dal regno dei vivi al regno dei morti, aldilà del Grande Fiume.
La dualità è un elemento che caratterizza lo Psychopompos, due elementi che formano un solo corpo. Psychopompos prova a dare un corpo ed una voce ad un CARONTE immaginario, che, sulla scena, è rappresentato da sei interpreti e sei strumenti. Durante i dialoghi, le voci emergono come quelle di un coro invisibile. Di un coro di anime che abitano il corpo cilindrico del tamburo arcaico.
Gli strumenti utilizzati in questo brano sono sei tamburi a frizione di differente taglia, una xilo-marimba ed una marimba bassa.
Questo tipo di tamburo a frizione è denominato a Napoli ed in tutta la Campania: PUTIPU’.
Questo strumento è costituito da un cilindro di metallo in cui la parte inferiore è chiusa mentre su quella superiore viene tesa una pelle animale. Al centro della pelle è fiisata una canna. Il suono viene prodotto dalla frizione su di essa.
“Ho scelto il putipù perché questo strumento è quello che rappresenta al meglio l’idea del doppio.”
Il Putipù rappresenta simbolicamente la bi-sessualità. Il cilindro è l’elemento femminile, la canna, il simbolo fallico. È lo strumento hermaphrodita preferito da Pulcinella, arcaico personaggio della Commedia Popolare, che si diverte ma riveste sempre gli abiti con i colori della morte: il bianco del costume, il nero della maschera.
“Psychopompos” è una cantata per sei voci che dialogano in un registro grave e medio. Il suono è prodotto sia per mezzo della tecnica arcaica dello strumento, sia con una nuova tecnica creativa.
“Psychopompos” è stato composto per i sei Percussionisti di Strasburgo che dovranno condurre l’uditorio dal regno del reale verso il regno inquietante dell’indefinito.