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Opere

Franco Donatoni
Etwas Ruhiger im Ausdruck
(1967)
per fl., cl., vl., vcl. e pf.


Durata: 12:00
Editore: Suvini-Zerboni
1� Esecuzione: Goethe Insitut - Roma - 02/1968

Il materiale di partenza per questa composizione del 1967 è preso dall'ottava battuta del secondo movimento dei Fünf Klavierstücke, op.23 di Schönberg. Il titolo (un po' più calmo nell'espressione) deriva dall' indicazione espressiva che Schönberg mette alla battuta da cui è tratto il frammento utilizzato. L'organico è lo stesso dello schönberghiano Pierrot Lunaire (però, senza la voce).
Le opere che vanno dal 1967 al 1977 costituiscono quella che Donatoni propone come la sua prima maniera; Etwas Ruhiger im Ausdruck è forse la prima e più importante partitura di questo periodo, così come Spiri, del 1977, sarà la prima del periodo successivo, in cui il compositore afferma oggi di riconoscersi.
Donatoni affronta l'analisi di Etwas Ruhiger im Ausdruck nel suo libro Questo, pubblicato nel 1970. "Si trattava qui di avere un materiale abbastanza neutro, storicamente determinato ma estraneo alla moderna pratica e perciò resistente, quasi antagonistico, alle abitudini dell'artigiano, un materiale che violasse le possibilità di controllo, di verifica fondate sul giudizio dell'esito, allo scopo di indagare su metodi di controllo a loro volta estranei a qualsiasi predeterminazione storica e stilistica, e nello stesso tempo trattenere il controllo entro i confini della correttezza ludica dei propri atti per estrarne ogni illusorio riferimento a una possibile spontaneità"
Il compositore spiega poi perchè la scelta del materiale sia caduto proprio sull'ottava battuta dell'op.23: in questo punto "si trova sempre estrema difficoltà, forse a causa della dinamica pp, ppp e pppp, a capire quello che precisamente accade in quel momento. All'ascolto, s'intende. C'è qualcosa di inafferrabile, in quelle poche note, qualcosa che sfugge a ciò che deve accadere e invita, quasi, a indagare su quello che può accadere".
Quello che può accadere è indagato con procedimenti di tipo logico, con processi di trasposizione, permutazione, aumento quantitativo o riduzione di materia.
L'intera composizione si articola in quattro episodi:
1. moltiplicazione del materiale iniziale
2. aumento graduale e progressivo per accumulazione e condensazione
3. diminuzione, o riduzione, graduale e progressiva per dispersione e rarefazione
4. tentativo, non riuscito, di ricostruzione del materiale iniziale con la precisa finalità di reintegrazione del testo schoenberghiano.
Scrive Donatoni a proposito delle pagine conclusive di questo pezzo: "la conclusione deve intendersi come una interruzione arbitraria del tentativo sperimentalmente fallito". Questo non vuol dire che il risultato sia un "fallimento": il progetto è fallito, l'idea iniziale. O forse si potrebbe dire: l'idea iniziale si è modificata. E, ritornando all'affermazione iniziale da Braque: "l'opera è terminata", o meglio, può essere interrotta. L'"interruzione arbitraria" riguarda questo pezzo mentre l'opera di Donatoni continua nel successivo Souvenir (Kammersinphonie op.18) dello stesso anno.
La musica è di per se stessa molto eloquente, i quattro episodi scorrono senza soluzione di continuità trascinando l'attenzione dell'ascoltatore: non vorrei aggiungere altre descrizioni; può essere però illuminante la lettura di quest'ultima breve citazione, tratta ancora una volta da Questo : "Coloro che considerano il proprio io come qualcosa di minuscolo da maiuscolizzare, male sopportano l'opinione che il proprio io, al contrario, sia qualcosa di per sé eccessivamente maiuscolo da minuscolizzare. Contro di esso, solo, bisogna compiere attentati".
(Sandro Gorli)