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Opere

Stefano Gervasoni
An
(1989)
quasi una serenata con la complicità di Schubert
per Flauto in sol, Clarinetto e Trio d'archi


Durata: 11:00
Editore: Ricordi
1� Esecuzione: Milano - 11/1990

Raccolgo alcune definizioni sul mio lavoro in una definizione provvisoria (i proponimenti estetici sono il cammino verso una meta che si smentisce man mano la si avvicina): comporre è individuare i risultati poeticamente efficaci dell'osservazione attenta e prolungata esercitata sugli oggetti nella loro condizione di "trascurabilità".
La trascurabilità è un difetto o un limite della nostra vista. La composizione-esercizio di osservazione è la possibilità poetica di dare importanza a ciò che non è abitualmente considerato degno di importanza (gli oggetti trascurati "per troppa vicinanza": il consueto, l'ovvio; gli oggetti trascurati "per troppa lontananza": il minimo). La condizione di "mancanza" può, poeticamente, essere trasformata in una condizione di "pienezza".
Vedere ciò che non si dà direttamente a vedere o che sfugge abitualmente alla visione è esercizio continuo di osservazione. Comporre è allora osservazione microscopica e anamorfica, sguardo più acuto e divergente, possibilità di dare e contemporaneamente sottrarre un centro. È da questa tensione che può nascere la forza poetica: dalla sfida a rendere degno di interesse (capace sorprendentemente di attirare lo sguardo e di fermarlo) ciò che è trascurabile. La forza poetica sta nella seduzione della non eccezionalità. Sta nella complessità non appariscente, che non si mostra nella moltiplicazione delle strutture esterne, ma che si coglie solo per via indiretta, come calmo o inquieto stupore nel constatare di essere catturati da eventi altrimenti inosservati. L'effetto poetico sarà tanto più grande quanto più è l'"interminabilità" dello sguardo e la trascurabilità degli oggetti su cui lo sguardo si esercita.