Youtube Twitter Facebook
italiano print send send Skype
profiles - works

Works

Luciano Berio
Sequenza III
(1966)
for Female voice


Length: 08:00
Editor: Universal Edition - Wien

Sequenza III, come quasi tutti i lavori di Berio, si presta a molteplici metodi di analisi. Partirei da una considerazione dell'autore stesso sui diversi livelli di sviluppo del pezzo: "Il primo è il testo che ruota su di sè permutato, scomposto, trasformato; il secondo è quello delle azioni vocali e il terzo quello delle emozioni. Talvolta essi coincidono, talaltra si oppongono. Mettere l'emozione in una forma prestabilita, in una specie di macchina oggettiva e sinistra, metterla in un oggetto preesistente pronto a riceverla, è un modo di procedere che non mi interessa. Quello che mi interessa sono invece i rapporti inattesi che sorgono: talvolta sono le parole a imporsi come elementi primari della comunicazione, talvolta è l'azione vocale e talvolta è l'emozione che diventa preponderante. Si producono dei cortocircuiti: i livelli esplodono, si perdono. Poi le cose si ritrovano, tornano a coincidere."
Cominciamo a considerare in che modo Berio si pone nei confronti della tradizione vocale. Nei suoi lavori per le voci e in particolare in Sequenza III, Berio ridefinisce la nozione tradizionale della musica vocale e della relazione tra musica e testo. 

Il testo in effetti si trova solo ad un primo livello di comunicazione nella musica di Berio; è raro trovare frasi intere e quando capita sono quasi sempre dei parlati velocissimi tali da far perdere il senso complessivo, il significato in sostanza. Troviamo molti esempi di questo modo di fare nel I° e III° movimento di Sinfonia. Nel disordine eterogeneo di suoni, pezzi di parole, vocali, rumori e così via le poche frasi intere che si riescono a percepire danno l'impressione di capire finalmente qualcosa, di aver trovato il bandolo della matassa. La razionale comprensione delle parole crea un momento di distensione nell'ascoltatore. Tale sensazione si rivela in realtà alquanto effimera dal momento che il testo viene privato della sua primaria funzione di significante. Quello che viene messo in primo piano è l'aspetto prettamente teatrale, al centro dell'attenzione non sta più il significato della frase ma il concetto di parlare. Il cantante diventa attore e mette in scena le sue stesse parole. Quando il significato del testo e le sensazioni indotte dal metalinguaggio gestuale e affettivo diventano contrastanti ci si crea l'effetto di cortocircuito a cui si riferisce Berio. Anche la scelta dei testi, emblematica sotto questo aspetto di designificazione, è evidentemente un elemento di frammentazione piuttosto che di unità; il senso della musica vocale di Berio non può essere ricercato nello sviluppo dell'elemento testuale. E questo, ancora prima di affrontare le problematiche del rapporto della musica con il testo, appare già, dalla scelta di contenuti eterogenei e scollegati. Anche la Sequenza per voce presenta varie analogie con Sinfonia nella scelta del testo. Si tratta di una breve poesia di Markus Kutter fatta di parole molto semplici e legate alla vita di tutti i giorni ma con una forma aperta e ambigua, come peraltro suggerisce la stessa disposizione grafica. 

Come si vede il testo può essere letto anche verticalmente e in diagonale. Quello che bisogna notare è che Berio supera la funzione semantica dei contenuti e utilizza il testo come "contenitore" di fonemi, di suoni non necessariamente collegati e preordinati.
Passiamo ora all'aspetto più prettamente legato alla tecnica vocale. Nella nozione tradizionale di musica vocale la voce trascende il modo di esprimersi del parlare di tutti i giorni che spesso crea dei subsignificati legati al mondo affettivo personale; si può parlare di strumento vocale alla stregua degli altri strumenti dell'orchestra. Incorporando suoni provenienti dal parlato comune e metalinguaggio affettivo Berio crea un enorme varietà di associazioni culturali e sfida la percezione di ogni esistente gerarchia tra musica, testo e strumento. Sequenza III contiene una grande varietà di espressioni. Dominando l'uso di testi segmentati in singole vocali, pezzi di parole o parole, la gestualità vocale varia e sempre in evoluzione, la quantità di espressioni, gli improvvisi cambi di umore Berio riesce a dare l'impressione di una polifonia pur utilizzando una singola voce, nello stesso modo delle Suites per violoncello di Bach. Sequenza III può essere considerata come il manifesto di quello che Berio chiama "la nuova vocalità". Sebbene Berio aderisca alla tradizione della tessitura polifonica occidentale mette in discussione i fondamenti stessi del ruolo della voce, della musica e del testo. Come ho detto il testo si trova raramente espresso in frasi complete; molto più frequente è l'uso di frammenti di frase, singole parole, sillabe o addirittura fonemi. Sequenza III raccoglie tutti questi modi di trattamento del testo come del resto Sinfonia: già solo nel primo movimento li troviamo tutti, incluse le frasi complete che invece mancano nella Sequenza per voce. Il secondo movimento è basato esclusivamente sulle fasce sonore ottenute dalle risonanze di lunghe vocali tenute. Anche il terzo movimento contiene tutti gli atteggiamenti vocali di cui sopra anche se il maggior peso è dato alla gestualità vocale. Gli ultimi due movimenti, di cui l'ultimo aggiunto in un secondo tempo, sono costruiti su materiali dei primi due principalmente che quindi comportano analogie di scrittura vocale. 
Nella legenda all'inizio della Sequenza per voce Berio dà alcune indicazioni riguardo alle differenti modalità di scrittura del testo e ne enumera tre: suoni o gruppi di suoni scritti nell'alfabeto fonetico, ([a], [u], [i], [o], [e] etc.),suoni o gruppi di suoni da pronunciarsi dipendentemente dal contesto (/gi/ come in give, /wo/ come in woman, /tho/ come in without, /co/ come in comes etc.), parole scritte convenzionalmente ("give me a few words" etc.). 
Antonio Bonazzo