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Compositori

Fabio Vacchi
Capriccio sopra La station thermale
(1997)
per 2 Pianoforti


Durata: 12:00
Editore: Ricordi
1� Esecuzione: Sermoneta, Festival Pontino - 07/1998

"La profondità va nascosta. Dove? Alla superficie".
Hugo von Hofmannsthal (dal Libro degli amici)

"L'arte è un mezzo di comunicazione con gli uomini, non un fine"
Musorgskij (da Nota autobiografica)

Nel 1992, l'Opéra di Lione mi chiese di scrivere un'opera su testo di Goldoni poiché si trattava di commemorare "ufficialmente" il bicentenario della sua morte. Vivevo a Venezia da vent'anni, ma niente mi appariva più lontano ed estraneo delle commedie di Goldoni. Nulla c'entravano con le mie precedenti esperienze teatrali: il Girotondo (1982), da Schnitzler e Il viaggio (1989), su testo di Tonino Guerra, con il quale ci eravamo attenuti ad un tipo di "teatro giapponese".
Ma quando si cominciò a lavorare sul libretto I bagni d'Abano di Goldoni (nato per essere musicato da Galuppi, cosa che non avvenne mai) avevo già una gran voglia di provarci. Provare ad essere me stesso con maggiore coscienza - e coraggio - rispetto alle esperienze precedenti.
Sapevo che i semplicistici schemi di interpretazione di ciò che veniva definito "moderno" o meno erano già ampiamente superati in letteratura, pittura, teatro e, soprattutto, in psicologia, antropologia e nella scienza in genere. Non mi bastava più il gesto unilaterale, l'accademia delle spesso povere e ripetitive regole della scrittura dissonante, l'aver confuso l'obiettivo speculativo con la ricchezza indefinibile del messaggio artistico, la supponente indifferenza verso la molteplicità espressiva e la bellezza del materiale sonoro. E sentivo che l'impegno etico doveva concentrarsi nel coraggio di rivitalizzare una sapienza sonora che si voleva cancellare con il colpo di spugna dei luoghi comuni cresciuti nei circuiti organizzativi della musica contemporanea.
"Capriccio sopra La station thérmale", scritto nel 1997 per Maria Carla Notarstefano e Riccardo Risaliti è una sorta di parziale catalogo tematico, percorso con brillantezza, ironia, e un velo di malinconia, ingredienti caratteristici dell'opera in questione.
(Fabio Vacchi)